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In momento del caratteristico Incanto di San Rocco, battuto dal compianto Palè |
La düja è un vaso di terracotta in cui vengono conservati i salami. Confezionati con carne di maiale, sale e pepe, essi vengono asciugati e stagionati per circa un mese, prima di essere messi nella duja, ricoperti dallo strutto. In Lomellina si ricorre a questa particolare forma di stagionatura a causa del clima molto umido. |
Il dialetto
Il dialetto lomellino è una variante del ramo occidentale della lingua lombarda, appartenente al gruppo linguistico gallo-italico. Differisce notevolmente dagli altri dialetti della Lombardia, non solo per le influenze del vicino Piemonte, ma anche per l'uso di vocaboli propri. Rimane comunque un dialetto lombardo a differenza del vicino idioma oltrepadano, afferente all'emiliano. Poiché la Lomellina è incuneata tra le province di Alessandria, Novara e Vercelli in Piemonte e quella di Milano in Lombardia, nonché confinante con il Pavese e l'Oltrepò pavese, è impossibile definire questo dialetto come uniformato in tutta la zona, poiché malgrado le similitudini, il lessico risulta ibridato da quello delle aree confinanti. Nella zona compresa fra il torrente Terdoppio e la sponda occidentale del fiume Ticino, si avvicina al dialetto pavese parlato a Pavia città e alle varianti milanesi parlate nei comuni che si affacciano sulla sponda orientale del Ticino. A nord la parlata locale è affine a quella novarese, mentre man mano ci si sposta a ovest emergono le influenze della lingua piemontese, molto forti nei comuni compresi fra il torrente Agogna e la sponda orientale del fiume Sesia. Invece, dirigendosi verso i comuni della parte meridionale della Lomellina, compresi fra le confluenze dell'Agogna e del Ticino nel Po, vi sono elementi di transizione con il dialetto oltrepadano.
La fonetica lomellina rappresenta un unicum nel panorama linguistico nazionale soprattutto per via di una peculiare sfumatura sconosciuta ai vernacoli dei territori limitrofi. Caratteristico è infatti il suono intermedio fra le vocali "a" ed "e": in Lomellina cane si dice cän, e non càn, con la "a" aperta come avviene per esempio a Milano o a Vercelli. Per indicare questo suono utilizzeremo una grafia particolare, la dieresi, cioè i due puntini collocati sopra le "a" (pän, pane), e anche le "o" (cör, cuore) e le "u" (mür, muro). Nel caso invece vengano considerate toniche, le tre vocali devono sempre essere scritte con l'accento acuto (bén, bene) oppure grave (cèr, chiaro). In linea di massima, tutte le parole scritte in dialetto esigono l'accento su una vocale. Per le consonanti, da segnalare che alla fine della parola la "c" e la "g" vogliono la "h" solamente se il suono è chiuso. Pertanto, secco si scriverà säch, mentre freddo fräg. Per la "s” il grafoma š indica la sibilante sonora, cioè la "s" dolce di pärädis, paradiso; negli altri casi, si deve intendere la "s" dura del vocabolo rus, rosso. II trattino fra due consonanti segnala la pronuncia separata: fucile si scriverà s-ciòp.
Lümlìnä Poesia di Giancarlo Costa
Läùr , vitä nèbiä e su räcolt cä và bén räcolt cä và mal, päišän ch’i läùrän e i südän pär sämnà lä tèrä. Träbüch pìn äd mäsät äd riš pär äl träpiänt, äl témp cul so tirämolä… Tüt ä l’è Lümlìnä Ch’lä cäntä in ti büch sidià dlä séd di mundin chi järculän in ti piänón.
Le feste popolari
I färció äd Sän Giüsep Molto sentita è la festa di San Giuseppe e festa del papà per la quale nelle case si preparano tutt'oggi le frittelle cioè i färció. Ad Olevano la festività è particolarmente sentita con la partecipazione alla Santa Messa ed all’appuntamento proposto dal Museo di Arte e Tradizione Contadina che organizza una festa durante la quale vengono fritti e distribuiti i prelibati färció äd Sän Giüsep.
Gara däl sälàm püsè bón Da alcuni anni al Museo di Arte e Tradizione Contadina, la quarta domenica di maggio, viene organizzata la gara del salame crudo più buono. I partecipanti, che aumentano di numero di anno in anno, ricevono premi e attestati. Per quanto riguarda l'organizzazione e la gestione della gara däl sälàm püsè bón, sono in gara salami di tipo crudo di ogni forma e peso. La giuria tecnica è composta da 5 esperti nel campo enogastronomico che assegneranno premi ai primi 3 classificati ed al miglior salame prodotto da un olevanese. I primi due classificati parteciperanno di diritto alla finale del "Campionato Provinciale del Salame Diritto e da Fetta". AI termine del concorso tutti gli spettatori possono degustare i salumi in gara.
Festa di San Rocco e sagra däl sälàm d'la düja La festività di S.Rocco, forse la più antica che si conosca, è vissuta dal paese intero con grande solennità. Fin dal mattino si respira aria di vera festa. AI termine della Solenne Messa del mattino, celebrata nella Chiesa dedicata al Santo, si snoda per le vie del paese, accompagnata da numerosi fedeli e dal suono delle campane, la Processione con la statua di S.Rocco portata a spalla da volontari del paese, sempre molto numerosi. Dopo la Processione si svolge, nell'area antistante la Chiesa, il tradizionale Incanto', un'asta di prodotti tipici della tradizione, il cui ricavato è devoluto per le necessità della Chiesa, presentati al numeroso pubblico da un simpatico banditore. Per molti anni questo compito, apparentemente facile ma importante per attirare l'attenzione dei presenti, è stato svolto da un personaggio molto conosciuto in paese: Giuseppino Risè, il Palè; da tutti benvoluto per la sua carica di buonumore profuso a piene mani. Lo stesso che, poco prima, aveva accompagnato la Processione nell'intero percorso con il festoso suono delle campane, da lui ritmicamente battute a martello. In questa giornata si svolge la Sagra däl sälàm d'la düja; il tipico salame di maiale conservato sotto grasso nelle olle (caratteristici recipienti in terracotta dall'imboccatura ristretta). Il programma della sagra prevede momenti gastronomici, gare tradizionali, musica e balli fino tarda notte. La Sagra ebbe avvio nel 1968 quando nacque il DACE Comitato Organizzativo Festeggiamenti, che si avvalse per qualche anno dell’intraprendenza di Francesco Zucca. Il programma prevedeva il circuito ciclistico dei tre comuni, spettacoli pirotecnici, bande musicali, majorettes e danze sull’aja con importanti orcheste. Negli anni settanta l’organizzazione della sagra venne portata avanti dalla parrocchia, allora guidata dall’indimenticato Don Piero Maggi, con carri allegorici e stand gastronomici in ogni via. Dal 1980 il compito di animare i festeggiamenti fu raccolto dal G.S.P.O Gruppo Sportivo Popolare Olevanese, guidato dal medico condotto dott. Giuseppe Tacconi. Oltre alle consuete serate danzanti furono proposte animate gare popolari con giochi tradizionali e tornei di vario genere. Il programma degli ultimi anni viene prediposto ed organizzato dalla Proloco Olevano, nata nei primi anni novanta dall’unione delle forse del G.S.P.O e della gloriosa Società di Mutuo Soccorso.
Festa di patronale di San Michele Arcangelo La festa patronale di San Michele si celebra la quarta domenica di ottobre e prevede manifestazioni folcloristiche e culturali, legate alla riscoperta delle tradizioni contadine. La celebrazione del Santo Patrono é stata posticipata di un mese rispetto alla scadenza del calendario religioso per il fatto che tutta la popolazione era impegnata in modo continuativo nel raccolto del riso. Quasi dimentica nel secolo scorso, fu riproposta dall’Amministrazione Comunale a partire dal 1987 con l’invito a scendere “Tutti in Piazza”. Il programma prevede stand gastronomici dove si possono degustare tipici prodotti autunnali come la tipica torta virülà, la porchetta e le caldarroste. Negli anni si sono aggiunti: il tradizionale concorso Torte in Piazza, che vede le massaie olevanesi contendersi il premio del miglior dolce, la sfilata delle Macchine di Pace (trattori e macchine agricole), il mercatino della tradizione, mostre fotografiche e intrattenimenti folkloristici. Dal 1993, con la nascita del Museo di Arte e Tradizione Contadina, la festa si è arricchita con un momento di particolare interesse e fascino: la rievocazione della trebbiatura storica del riso. Il cereale viene raccolto nei giorni precedenti la festa a mano e con una vecchia macchina detta 'tàjä e lìgä, (mieti e lega); il giorno della sagra, nel cortile del museo, arrivano i carri colmi di covoni di riso ed i numerosi volontari, nei costumi tipici, mettono in moto l’assordante Landini che anima la vecchia trebbia degli antenati: uno spettacolo d’altri tempi che attira sempre una grande quantità di pubblico. La trebbiatura storica è proposta su youtube in un filmato di Pierre Greppi >> |
La trebbiatura tradizionale del riso presso il Museo di Arte e Tradizione Contadina. Vediamo il filmato di Pierre Greppi >> |
Programma della Sagra di San Rocco edizione 1969 |
Un momento della Gara däl sälàm püsè bón (edizione 2002) |
Le Mondine di Valle Lomellina durante una partecipazione alla BIT di Milano. Ascoltiamole in una tipica filastrocca >> |