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Un famoso storico lomellino dell'ottocento descriveva la popolazione delle Lomellina come gente buona, laboriosa, proba ed istruita ma con lo spiccato difetto delle liti per ragioni di proprietà, é proprio in una sentenza del 10 luglio 789, emessa a seguito di una di queste liti, che viene citata per la prima volta una località di nome Orevanum. L'origine del borgo sembra essere tuttavia molto più antica: alcuni storici fanno derivare il nome di Olevano da Aula. Laevorum, cioè Corte dei levi, antiche popolazioni liguri che abitavano le nostre zone un millennio prima di Cristo; altri, forse con maggior ragione, derivano l'etimo dalla voce celtica Ianum, cioè pianura, o meglio dall'espressione Ol. Ebam, con la quale i Celti avrebbero indicato la pianura nella valle. I ritrovamenti archeologici effettuati nel 1892 nei pressi della cascina Melegnana ed in località Dosso di Francia e nel 1903 in località Mortizza hanno portato alla luce numerosi sepolcreti con i relativi corredi funebri di epoca gallo-romana, confermando che la zona orientale del territorio comunale era attraversata da un'antica strada romana che dal Sempione portava a Genova, attraversando la Lomellina da nord a sud.
Nulla si conosce delle vicende del borgo sotto la dominazione dei Longobardi e dei Franchi. Nel 1014 lo ritroviamo citato in un diploma di Enrico II col nome di Olivolum, nell’elenco delle terre concesse al Vescovo di Vercelli e in altri documenti piemontesi del 1219 e del 1277, come Oleyvano. Nel corso del XI sec. entrò a far parte della Contea di Lomello, che, sotto la guida di Ottone, conte del Sacro palazzo di Pavia, si andava estendendo su tutto il territorio dell’attuale Lomellina. La potente contea, dominata dai Conti Palatini, seguì le sorti della famiglia fino al 1148, anno in cui i pavesi assediarono e distrussero la rocca di Lomello e dispersero i conti nei castelli del loro feudo dando origine a numerosi rami locali.
Nel 1164 l'imperatore Federico Barbarossa concesse il feudo di Olevano ad Uberto, uomo di figucia dell’imperatore, capostipite della nobile famiglia Olevano, che pur perdendo i diritti feudali, conservó le numerose proprietà, dominando ininterrottamente dal poderoso fortilizio olevanese fino al XIX secolo. Vari documenti danno vita alla multiforme attività di figura di primo piano di Uberto, sia come uomo politico, sia come giurista, negoziatore, ammiraglio. Fu dei maggiorenti che ebbero la responsabilità delle direttive politiche del forte comune di Pavia e, come tale, strenuo difensore dell'idea imperiale. Nella primavera del 1164, al tempo della questione sarda, fu fra i nunzi imperiali inviati a condurre Barisone II di Arborea a Pavia, per essere incoronato Re di Sardegna. Nel 1192 era podestà di Como, dove fece edificare Porta Torre; nello stesso anno fu nominato podestà di Genova dove pose fine alle rivalità fra le fazioni guelfe e ghibelline, pacificando la città. Il 12 gennaio 1194 presenziò alla solenne seduta di ratifica della Pace conclusa in Vercelli fra l'Imperatore e la Lega Lombarda. Quando il siniscalco Marcovaldo, mandato dell'Imperatore Enrico IV, richiese ai genovesi ad intervenire in Sicilia, fu nominato Capitano Generale a capo di un contingente di terra e di una flotta. La spedizione iniziò positivamente con la riconquista di Gaeta e Napoli, ma, giunta la flotta a Messina alla fine d'agosto del 1194 Uberto morì a causa di forti febbri e il 1° di settembre, mentre la salma veniva trasportata per essere tumulata fuori città, i pisani tessero un'imboscata al corteo funebre. Sembra che i principali bersagli degli aggressori siano stati Bonifacio e il siniscalco imperiale, ma per loro fortuna uscirono illesi dall'agguato. Per evitare ulteriori imboscate, i funerali dell'ammiraglio non vennero celebrati.
Da Uberto de' Olevano prese origine la potente famiglia dei nobili Olevano che ebbero gran voce nelle vicende di Pavia e del suo contado fino al secolo XVIII. Feudatari di numerose località del pavese e della Lomellina, persero i loro diritti feudali probabilmente nel corso del XV secolo, mantenendo sempre i loro possedimenti territoriali ad Olevano e in tutte le località circostanti, da Mortara a Ceretto Lomellina, da Cergnago a Campalestro, dominando ininterrottamente dal poderoso fortilizio olevanese, che più volte ricostruirono ed ampliarono. Nella famiglia si annoverano numerosi personaggi illustri come Antonio (ricordato in documenti del 1387 e del 1421), governatore di Alessandria e capitano dei Militi Catafratti; Bartolomeo II (citato nel 1494) ambasciatore presso Luigi XII di Francia; Bartolomeo III, prefetto di Mortara e Novara durante la dominazione di Carlo V, maestro dei militi ed ambasciatore di Filippo II; Paolo Alessandro (secolo XVII) Console dei Conti Palatini investito più volte da Ferdinando III; Bartolomeo IV, senatore di Milano, che, verso la fine del '600, meritò per la famiglia il titolo marchionale. Fu nel Settecento e con il marchese Gerolamo III che la presenza della famiglia Olevano si fece ancor più significativa nelle vicende pavesi, non solo in relazione alla vita politica, ma anche alla fiorente attività artistica a Pavia (Palazzo Olevano) e nel contado (Olevano di Lomellina, Cava Manara e Borgo San Siro).
Con l'avvento della signoria Sforzesca il feudo fu affidato agli Attendolo Bolognini, parenti dei duchi milanesi, e nel corso dei secoli XVI e XVII, durante la dominazione spagnola, fu al centro di una lunga contesa giudiziaria che vide alternarsi gli Attendolo, i Beccaria e quindi i Taverna con turnazioni pluriennali che si ripetevano ogni 7 anni. Il console e gli organi del governo comunale che si erano definiti nel XVI secolo, rappresentano Olevano alla congregazione del principato di Pavia tenutasi a Pieve del Cairo nel 1566 in cui vengono definiti e distribuiti gli organi del potere esecutivo, e nella congregazione si svolge a Pavia tra il 4 e il 6 gennaio 1567, i rappresentanti di Olevano risultano avere il diritto di voto.
Sul finire del XVII il borgo ha una popolazione di circa 500 unità e nel 1707, quando con il resto della Lomellina, entrò a far parte della provincia di Lomellina del Regno Sabaudo, i feudatari risultano essere i Taverna. Nel corso del Settecento Olevano cambiò volto: i marchesi Olevano trasformarono l'antico castello in una comoda villa, ricostruirono con l'aiuto di tutta la popolazione una nuova chiesa ed intrapresero importanti opere di bonifica e canalizzazione, estendendo la coltivazione del riso. Fu però dopo l'unità d'Italia che la risicoltura fece un grande balzo in avanti: la popolazione di Olevano crebbe e sul finire del secolo scorso raggiunse quasi le 2000 unità. In prevalenza erano salariati o giornalieri che vivevano in condizioni molto povere. Per questo, all'inizio del secolo, si registrarono pesanti lotte sociali con lunghi e sofferti scioperi, con i quali si ottennero miglioramenti salariali ma non servirono a contenere l'imponente emigrazione oltreoceano, ed in special modo verso l'Argentina.
Verso il 1930, Olevano vide sorgere un nuovo quartiere attorno a nuovo Palazzo Comunale. Nel secondo dopoguerra e soprattutto negli ultimi decenni la massiccia fuga verso le grandi città ha provocato un drastico calo della popolazione, solo in parte contenuto per la vicinanza di numerose città e per la facilità di collegamento con esse offerta dalla linea ferroviaria Alessandria-Novara-Milano. |
Braccialetto di epoca gallo-romana (Mortizza Olevano) |
L’investitura di Uberto de’ Olevano (affresco nell’Aula Consigliare del Palazzo Comunale) |
Lo stemma della Famiglia Olevano (affresco deteriorato sulla facciata del Castello Medievale) |
La Via Roma ex Via San Michele (cartolina di fine ‘800) |