La famiglia Olevano e le innovazioni del '700: il castello

Nel 1745, durante la guerra di successione austriaca, il castello fu assaltato dalle truppe austro-piemontesi per asportarvi le grandi quantità di vettovaglie ammassate dai Francesi. Non potendo più essere sistemato a difesa, in seguito a questo e ai vari diroccamenti subiti in precedenza, il castello fu ridotto a comoda abitazione dal marchese Gerolamo III Olevano, che si avvalse ancora dell'opera del suo architetto di fiducia Lorenzo Cassani. L'artista riuscì, nel pieno della sua attività artistica, a fondere le caratteristiche della costruzione medievale con le nuove forme del barocchetto. Attualmente si presenta come un romantico complesso architettonico immerso in un caratteristico parco ben curato; nel lato sud ha l'aspetto di una villa settecentesca mentre a nord riacquista la sua originale fierezza. Il corpo murario sembra risalire al secolo XV, mentre dell'antica rocca medievale ricostruita nel 1164, molto più ampia e poderosamente rafforzata, restano la base della torre quadrangolare ed il tracciat del fossato ad acqua corrente. Le date più importanti riguardanti le vicende storiche del castello sono ricordate su una lapide marmorea murata sotto il portone d'ingresso.

CASTRUM HOC
FEUDUM GENTILIUM
UBERTO I DE OLEVANO
POSSESSORI
FRIDERICUS I AENOBARBUS CAESAR
ANN. MCLXIV
AMPLISSIMO DIPLOMATE
CONFIRMAVIT
A FACINO CANE EVERSUM
ANN. MCCCCIV
ANTONIUS DE OLEVANO
UBERTI I DESCENDENS
ANN. MCCCCXX REFECIT.
BELLO SUBALPINO
GALLORUM INCURSIONIBUS
ANN.MDLVII VASTATUM.
BARTHOLOMEUS III DE OLEVANO
ANTONII EX PATRE AT NEPOS
ANN. MDLX
RESTAURAVIT.
BELLO VETUSTATE INCURIA
INHOSPITATUM REDACTUM
USU NON POMPA
HIERONIMUS III DE OLEVANO
MARCHIO
BARTHOLOMEI III EX PATRE AT NEPOS
UBERTI ET XAVERII PATER
ANN. MDCCLVIII
RESTITUIT.


"L'imperatore Federico I Barbarossa confermò con illustrissimo diploma questo castello, come feudo gentilizio, al possessore Uberto I de Olevano nell'anno 1164. Distrutto da Facino Cane nel 1404, Antonio de Olevano, discendente di Uberto I lo ricostruì nell'anno 1420. Devastato dalle incursioni dei Francesi durante la guerra subalpina nel 1557, Bartolomeo III de Olevano,(discendente) di Antonio da padre in figlio, lo restaurò nel 1560. Ridotto inabitabile dalla guerra, dal tempo e dall'incuria, nel 1758 il marchese Gerolamo III de Olevano, padre di Uberto e Saverio, (discendente) da padre in figlio di Bartolomeo II, lo restaurò con semplicità e non con lusso".
Al complesso si accede da via Cavour. "E' probabile che in corrispondenza dell'attuale cancello di entrata al maniero sorgesse un tempo una spece di rivellino con ponte levatoio"1. La torre di sinistra non si eleva sopra il tetto e presenta una finestra centrale riccamente modanata in cotto; la torre di destra, alta 23 metri, a base scarpata, è coronata da una merlatura ghibellina e decorata da un fregio a denti di sega. Presenta inoltre due finestre di disegno trecentesco ornate da ricchi rilievi in cotto: una monofora, sul lato sinistro, contenente un affresco molto deteriorato, ed una bifora, sul fronte, dotata di davanzale ad archetti pensili. L'ingresso avviene da un protiro ad una colonnina e da un portone carraio posto a destra della torre principale. La facciata volta a meridione, risalente al restauro settecentesco, non si discosta da quelle di altre ville della stessa epoca con linee tranquille ed armoniose atte a ricercare uno squisito connubio con il parco. Dal giardino si accede ai vani interni per una scala di pochi gradini a doppia rampa. Le finestre sono decorate con cornici intonacate, con serraglietta sommitale. Il giardino, ispirato al romanticismo ottocentesco, ofre alcuni richiami architettonici costituiti da due ponticelli, di cui uno in ferro battuto, da una vasca di ninfee con un putto in pietra e da una splendida edicoletta circolare a colonnine, di gusto classico, al cui interno è collocata la statua simbolica dell'estate. Annessa al castello, sulla destra del portone carraio, esiste ancora l'antica cappella dedicata a San Salvatore. L'attuale costruzione fu sistemata nel 1718 dal marchese Gerolamo Olevano. Un'iscrizione ricorda questo restauro:

SALVATORI
AEDEM HANC SACRAM
A MAIORIBUS OLIM SUIS
CUM HAEREDITARIO IURE EXCITATAM
MILITUM INCURSIONIBUS SEMIRUTAM
VETUSTATE CONFECTAM
R.DUS JOSEPH
BALTHASSAR COMMENDATARIUS
HIERONIMUS DE OLEVANO
AERE PROPRIO
RESTITUEBANT. MDCCXVIII


"Questa chiesa in onore di San Salvatore, un tempo sacra ai suoi antenati ed eretta con diritto ereditario, essendo stata semidistrutta dalle incursioni dei soldati e ridotta in rovina dal tempo: il reverendo Giuseppe, il commendatario Baldassarre e Gerolamo de Olevano la restituirono nella forma originale. 1718".
La facciata, lineare con semplici volute di raccordo laterali, lesene ed un ampio finestrone, sporge con disinvoltura sul lato est, prospettandosi su di un piccolo giardino recintato. L'interno è ad una sola navata con un altare dalla balaustra marmorea armoniosamente sagomata. Sulla volta è una pregevole pittura "dalle tenui colorazioni di fiori e quadrature"2.

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1 MARIO MERLO (Albonese 1912-vivente; giornalista e scrittore)
Castelli, Rocche e Caseforti della Provincia di Pavia

Pavia, Camera di Commercio, 1971

2 Casali: L'attività di Lorenzo Cassani...

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