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BiOlevano: ecco come sarà la centrale a “legno vergine”

Porte aperte alle aziende agricole, un indotto da 400 posti

 

Un'offerta di posti di lavoro che potrebbe raggiungere le 400 unità, tra indotto e addetti all'impianto, una produzione annua di 140 milioni di kilowatt/ora, un investimento di 80 milioni di euro, per una ricaduta di circa 200 milioni di euro in 15 anni sull'intera filiera.

Dopo la vittoria ottenuta, nei giorni scorsi, nel ricorso presentato al Presidente della Repubblica da parte del Comune di Castello d'Agogna, la società Met NewEn (Maire Tecnimout New Energies) mette sul piatto della bilancia le sue credenziali e si prepara ad affrontare gli aspetti operativi della imminente realizzazione. Costituita nel maggio del 2009, è la società del Gruppo Maire Tecnimont impegnata nel settore delle energie rinnovabili, che realizza con la centrale a biomasse di Olevano, la prima in Italia a "funzionare" con l'impiego al 100 per cento di biomassa legnosa proveniente da filiera corta.

Una corsa a ostacoli passata per un primo ricorso al Tar, da parte della Fondaziane "Vera Coghi", un secondo ricorso al Consiglio di Stato, sempre da parte della Fondazione, e il terzo ricorso da parte del Comune. Un parere che la società definisce "sostanzialmente definitivo", e che rispetta le ragioni di una realizzazione che intende porsi al vertice della tecnologia nella produzione elettrica da energie rinnovabili.

"Lo dimostra - spiega l'ingegner Andrea Brunetti, amministratore delegato di Met NewEn S.p.A - il semplice fatto che la progettazione è stata concepita in modo tale da ottenere emissioni di ordine di grandezza inferiori ai limiti di legge e ha adottato la linea delle “filiera corta" proprio per ottenere una positiva ricaduta sul territorio".

Dopo un lungo silenzio, dovuto all'attesa di un chiarimento sul piano legale dell'avanzamento del progetto, la società ora si presenta ai naturali interlocutori, vale a dire i cittadini, quelli che, a detta della società, non hanno mai mostrato reali opposizioni di principio ad un impianto che è dei tutto inserito nella realtà locale.

Il funzionamento della centrale a biomasse appare estremamente semplice, attraverso una tecnologia di avanguardia, che già pare essere identificata come riferimento nel settore.

"Il punto di partenza - spiega Andrea Brunetti - è l'utilizzo esclusivamente di legno vergine. Questo vuol dire che non si bruceranno generici scarti legnosi o materiali di recupero. La base della nostra "materia prima" è il cippato di pioppo coltivato a ciclo breve, diciamo con un ciclo produttivo non superiore ai 5 anui. Non solo, ma le coltivazioni dovranno trovarsi in un raggio di 70 chilometri. Noi non facciamo altro che ridare un futuro ad una coltivazione, la pioppicoltura, che è un'antica possibilità produttiva della nostra zona, che è andata diminuendo a causa della riduzione della domanda da parte della trasformazione. Inoltre anche le coltivazioni dì essenze diverse, che in passato sono rientrate nei piani di sviluppo rurale soste­nuti a livello regionale, potranno trovare una utilizzazione conveniente".

Niente materiali esotici o di importazione, nessun rifiuto da infilare nel "camino" che sorge tra Olevano e Castello d'Agogna, ma un'opzione che potrebbe diventare interessante per le aziende agricole, in modi sostanzialmente diversi. Ad esempio anche come sistema di utilizzo della parte meno nobile del pioppo derivante da colture a ciclo lungo, 10  15 anni, i cui tronchi sono destinati alla produzione di compensato. Ma il pioppo, purtroppo per i coltivatori, non è solo fatto di grandi tron­chi con un elevato valore commerciale, ma anche di parti dalla difficile collocazione sul mercato.

"Facendo una citazione dei pellerossa  continua l'amministratore delegato  potremmo dire che la nostra politica è quella di non gettare via nulla del bisonte. Noi valorizziamo l'intera massa legnosa che viene triturata e avviata alla produzioni di energia. Aggiungo che questo sottintende che noi non saremo una concorrenza alle industrie che già operano nella trasformazione del legno di pioppo, proprio per ché le specifiche che noi richiediamo al materiale sono diverse".

Di certo però non sembra facile l'avvio di un progetto del genere, data la generalizzata produzione risicola della zona e la concorrenza che già è in atto da parte delle centrali a biogas, che operano attraverso­1'immissione di trinciato di mais. Insomma il lenzuolo potrebbe essere troppo corto.

"Non direi - ribatte Andrea Brunetti - visto che abbiamo già contrattualizzato circa 6.500 ettari di coltivazioni a pioppo, di cui 4.600 in provincia di Pavia. In pratica circa 200 azienda agricole hanno già creduto in noi e hanno scelto la possibilità di diversificare la loro attività. Io dico che la no­stra offerta è quella di in­serire una obbligazione a medio termine nel portafoglio delle aziende agricole. Non significa certo che la Lomellina debba smettere di coltivare riso, al contrario, ma diversificare le produzioni può essere uno strumento oculato per non subire del tutto gli imprevisti del mercato".

La società por questo ha aperto le porte alle aziende agricole, prima con un incontro che si è svolto nelle scorse settimane ad Olevano, poi con un numero telefonico a disposizione di chi volesse, senza alcun impegno, essere messo a conoscenza delle offerte per produrre legno di pioppo che si trasformerà in energia. Poi, attraverso una società partner primaria della BiOlevano, con sede a Vigevano, le aziende agricole interessate potranno ottenere ogni supporto tecnico per affrontare senza alcun interrogativo le strategie di produzione, vale a dire quale clone di pioppo piantare, a quale distanza tra una pianta e l'altra, quali interventi fitosanitari effettuare per avere una buona produzione. Un supporto che necessita solo dell'indispensabile valore aggiunto dell'esperienza dell'agricoltore nei confronti del proprio terreno: una valore aggiunto che nessun consulente può sostituire.

"Questo significa - conclude l'ingegnere - che la centrale non è affatto un ecomostro calato sul territorio, ma un'azienda che nasce proprio dalle peculiarità del territorio per valorizzarlo e sostenerlo. Sviluppando un'attività che produrrà circa 400 nuovi posti di lavoro, di cui 30 nell'impianto, una ricaduta di circa 200 milioni di euro in 15 anni, una produzione di 140 milioni di kilowatt/ora. Chi vuole saperne di più qui troverà le porte sempre aperte".

La centrale potrà anche fornire teleriscaldamento, o telerinfrescamento, alla vasta area limitrofa che viene identificata come possibile sede di piccole industrie o attività artigianali. La stessa area che sarebbe potuta diventare sede di quella struttura di assistenza medica che venne ipotizzata come prima finalità del lascito milionario di Vera Coghi, la benestante di Castello d'Agogna scomparsa nel recente passato e che ha donato l'intero suo immenso patrimonio in beneficenza, con scopi di assistenza sanitaria.

I recapiti della ditta sono i seguenti:

 

BiOlevano S.r.l., Tel. 0384/416111, infobiolevano@gmail.com

ForEnergy S.r.l., Tel. 0381/695112, info@forenergy.eu

 

 

 

Da Informatore Lomellino del 19/10/2011

 

La centrale a biomasse di Olevano di Lomellina

Casella di testo: Biolevano /
Casella di testo: Maire Tecnimont /
Casella di testo: Commissione nazionale del pioppo /

La pioppicoltura in lomellina

Casella di testo: ForEnergy /
Olevano visita centrale

7 aprile 2015, visita alla centrale del Sindaco Luca Mondin e dei consiglieri comunali di Olevano